Quel genere di cose…

Come ho detto spesso, io sono una che “inventa” molto o, quanto meno, che ha l’immaginazione facile. Ho un sacco di appunti su storie ideate, spezzoni sparsi di racconti che per varie ragioni non sono mai stati scritti e mai lo saranno… ogni tanto faccio pulizia, ma rimangono comunque un sacco di scartoffie e di file nel pc, e se ne aggiungono in continuazione di nuovi. Non ci faccio nemmeno caso, cioè non la considero una cosa né bella né brutta; come dicevo, alla fin fine, in mezzo a tutto questo “ciarpame immaginifico”, sono ben poche le cose che meritano il tempo e la fatica necessaria all’attività scrittoria, però penso che sia meglio avere tanti spunti che non averne.
Quello che mi da da pensare ogni volta che passo in rassegna le scartoffie e i file di cui sopra, è l’enorme varietà di “generi” e di “stili”… e a questo punto mi chiedo se sono eclettica e “instabile” di natura o se è perché ancora non ho trovato la mia strada riguardo a quello che mi piacerebbe davvero fare “scrittoriamente” parlando. Me lo chiedo e tento anche di rispondermi, mi dico che sono eclettica in tutte le altre cose: libri che leggo, film che guardo, musica che ascolto, gusti culinari persino… e allora perché non dovrei esserlo anche in quello che scrivo? Sembrerebbe abbastanza logica come cosa ma non lo è, perché quando mi immagino “scrittrice*” mi immagino una scrittrice “di genere”, che non credo sia meglio o peggio di altro, semplicemente mi piace l’idea che eventuali lettori che potrebbero avvicinarsi alle mie storie e avere voglia di leggerle, lo facciano sapendo a cosa vanno incontro e che siano lettori che amano un certo genere di cose.
Poi non voglio stare qui ad addentrarmi nelle discussioni sul “genere” in quanto “etichetta”, sull’importanza o sull’inutilità di classificare i libri perché i librai devono sapere su che scaffali metterli, sui canoni che determinano stereotipi e quant’altro… è un discorso complesso che non fa nemmeno per me. Ci sono storie dove il “genere” salta all’occhio, che il libraio può collocare facilmente su uno scaffale senza timore di far confusione, e storie dove non è così semplice. Dipende tutto da quello che uno vuole fare, io so cosa voglio fare e non scrivo per adattarmi a un canone, semplicemente so che convenzionalmente quel genere di cosa si chiama così.
Dicevo, so che genere mi piace e cosa voglio fare e lo so perché sono quasi tre anni che lavoro a una saga “di genere” e mi piace da matti. Parlo della Creatura che, molto tranquillamente, per la pace di eventuali librai e per il palato di eventuali lettori, può essere classificata come “urban-fantasy”. Amen.
(A proposito della Creatura, ci sto tornando a lavoro…).
Mi piace l’urban-fantasy… vogliamo aprire la parentesi della moda? No, non la apriamo, tanto pare che il boom stia scemando. Mi piace scriverne, soprattutto…
Eppure penso a tutti gli altri progetti che mi stanno a cuore e mi accorgo che la Creatura è l’unica cosa che rientra nel genere che mi piace, in quello che ho “scelto”… penso alle fanfiction, alle tre long-fic su The Phantom of the Opera che sono quasi diametralmente opposte alla Creatura, sia come stile scrittorio sia come genere. E ho adorato scriverle. E penso a una storia che ho scritto tre anni fa e che ho riletto in questi giorni (un meraviglioso “peccato di gioventù”), che ha avuto il merito di far nascere il personaggio che è poi diventato (in una versione opportunamente riveduta e corretta) la protagonista della Creatura… ah, Alex, croce e delizia delle mie ore da scribacchina! E penso anche a tutti gli altri soggetti appuntati in giro… c’è solo un altra storia che rientra nel genere.
Insomma, per quanti tentativi io faccia, la domanda chi mi pongo riguardo al mio orientamento scrittorio resta ancora senza risposta…
(Ma no, non è un problema… sono certa che il mio mononeurone sopravviverà).

* oh, potremmo ampiamente discutere della mia concezione della parola scrittore, ma magari un’altra volta… vi basti sapere che faccio la differenza tra “scrittori” in senso stretto e “soggetti scriventi” in senso ampio. Tutti gli artisti creano, non tutti quelli che creano sono artisti!

Volta-faccia

Piove. Il mio nome, anzi, il mio numero di matricola, figura nella lista dei laureandi del 15 dicembre pubblicata l’altro giorno sul sito dell’università, quindi, a quanto pare, devo cominciare a fare davvero i conti con la cosa.
Mi sto letteralmente drogando di Supernatural. Più va avanti e più la serie diventa affascinante, anche con tutta la sua demenzialità. E comunque sono ufficialmente cotta di Dean Winchester (d’accordo, c’è la fila, sì, lo so…).
Arriva il Natale, ma non ho voglia di pensarci troppo…
E nel frattempo è successa una di quelle cose che non avrei mai creduto possibile. Non c’è un motivo particolare, ma ho deciso (cioè, non l’ho proprio deciso, è successo e basta) che il Coprotagonista1 della Creatura non ha più quella faccia lì, sì, insomma… l’aspetto con cui l’ho sempre immaginato quando cominciai a scrivere la storia. È stranissimo, considerato anche il fatto che quel personaggio doveva molto, esteticamente parlando, a un personaggio di un film e all’attore che lo interpreta (Michael Sheen in Underworld, inutile farne un mistero… tutta la Creatura deve molto a quella saga di film, a essere onesti). È strano, ma adesso il mio amato Coprotagonista1 (perché io lo amo, dalla prima volta che ha fatto toc-toc nella mia testa) ha una faccia tutta sua, che non deve niente a nessuno, se non, forse, al mio gusto personale… ora devo solo sistemare la questione del perché con questa sua nuova faccia continui ad essere più giovane dell’età che ha nella storia.
Che poi, sarebbe anche affascinante capire come mai è successo, però più ci penso e più mi accorgo che non mi importa granché.

 

Giochi di prestigio e di inchiostro

Al di là di quello che sarà il risultato finale, devo ammettere che in tutto questo tempo la Creatura ha avuto se non altro il merito di insegnarmi molte cose. Molte cose sullo scrivere e sul mio modo di scrivere, e anche sulla mia visione del mondo e su me stessa.
C’erano cose che riguardavano la magia dello scrivere sapevo per “sentito dire” e non ero nemmeno sicura che fossero vere, e invece ho scoperto che non solo sono vere, ma sono anchedavvero magiche.
Ritornare a lavoro sulla Creatura è stato anche meglio di quanto mi aspettassi, nonostante il Secondo Racconto mi fa cadere le braccia ogni volta che ci penso (ma ci stiamo lavorando…). E poi è successa una cosa…
C’è un certo filo rosso che lega i racconti, una cosa avvenuta in un passato remoto rispetto al tempo della storia con la quale di fatto i personaggi e la loro storia non c’entrano molto, fino a quando qualcuno non decide di trascinarceli quasi per caso.
L’altro giorno ho pensato: e se quel tale personaggio fosse in realtà qualcun altro, collegato a quella cosa del passato non solo per caso o per volontà di altri? Lo ammetto, mi sono sentita molto orgogliosa di questa idea per tutte le implicazioni che avrebbe all’interno della trama, mi è piaciuta tanto la cosa, e alla fine mi sono detta: “Ok, ora però c’è da sistemare le cose affinché questo particolare si inserisca nella trama…”, poi ci ho pensato meglio e mi sono accorta che no, non c’è proprio niente da sistemare, che è tutto già come deve essere affinché quel personaggio sia chi e cosa deve essere. Dei particolari che a me sembravano solo particolari che avevo inserito a beneficio del senso di veridicità non sono più particolari, sono indizi sull’identità del personaggio…
In altre parole, la mia idea era già nella storia ancora prima che io la pensassi. Se non è magia questa…

 

Welcome back, my friend!

E fu così che la nostra eroina tornò a lavoro sulla Creatura.
I lavori erano fermi alla seconda stesura del Secondo Racconto, erano fermi da un bel po’ ma ieri, in barba a tutte le cose che c’erano da fare, mi sono messa a rileggere i capitoli scritti e devo dire che mi sono piaciuti. Era parecchio tempo che non rileggevo il Primo Racconto e avevo dimenticato alcune sfumature, sfumature che ho ritrovato e che mi hanno piacevolmente sorpresa.
Ok, con il Secondo Racconto ho notoriamente un rapporto conflittuale per varie ragioni, ma ci sto lavorando.
E adesso devo scappare, a fare tutto quello che non ho fatto ieri praticamente… ma intanto la notizia meritava di essere condivisa (e merita anche di essere approfondita,ma lo farò in un altro momento).

NOTA: Il Blog è ancora in fase “trasloco” e ci sono ancora un po’ di cose che non ho avuto tempo di sistemare. Non ho capito come funziona la faccenda dei commenti, ma ho scoperto che per adesso li devo approvare perché compaiano pubblicati. Non mi piace questa cosa dei commenti che vengono pubblicati previa approvazione del tenutario del blog ma per il momento non ho molto tempo per districarmi tra le opzioni di WP che ancora non conosco.

Innocenti evasioni (1 di 2)

Non credevo l'avrei mai detto, ma il fatto di non avere più da studiare è un disastro! Se non altro perché c'è del tempo libero in più e una cosa in meno a cui pensare e la scrittura arriva a occupare gli spazi vuoti che restano portando a situazioni mentalmente deleteree.
Io e la Creatura abbiamo litigato. Io e quel secondo racconto non andremo mai d'accordo e Dio solo sa quante volte ho pensato di cancellarlo e inventare d'accapo un'altra storia… ma non ci riesco, perché ormai per me è così “normale” che ai personaggi capitino quelle cose, con quelle conseguenze, che preferisco battere la testa contro il muro finché non crolla (il muro, non la testa… prima o poi crollerà!) piuttosto che provare un'altra strada con la speranza che mi porti all'uscita.
Ma sto divagando, come sempre.
Non studio, non mi occupo della Creatura però scrivo. E quel che è peggio elaboro.
Quel sistemare tra scartoffie e file di scrittura sparsi mi ha riportato alla mente un sacco di storie che avevo pensato, sulle quali avevo preso appunti, più per capriccio o per passatempo che per un qualche motivo costruttivo, e sono giunta alla conclusione che è normale per un soggetto scrivente (se non per tutti almeno per parecchi di noi) inventare tante storie, come è normale che su (sparo cifra approssimativa a caso) venti storie inventate nell'arco di un anno ce ne sarà forse una che vale la pena di scrivere. Io ho la Creatura… anche se in questo momento la odio, ma lei è la mia storia da farci un romanzo, quella che vale ogni singolo minuto di tempo che le ho dedicato, quella che “io non mi arrendo”. Tutte le altre storie… ce ne sono un paio su cui ogni tanto ritorno, qualcuna di cui ho scritto qualche spezzone perché mi piaceva l'idea, qualcuna che ho anche scritto in maniera molto concisa, ma non ho mai avuto intenzione di scrivere “seriamente” nessuna di queste storie, eppure, è da ieri che ci penso, in mezzo a tutte quelle trame piene di buchi, in mezzo a tutti quei flash che non dicono niente a nessuno tranne che a me, c'è una storia per la quale potrebbe valerne la pena (e parlo di me e per me, non in base a valutazioni di qualità artistica). Una volta un pezzo di quella storia, più propriamente uno dei suoi personaggi è stato “ospite” del blog, tale Alberto , un personaggio secondario comunque, malgrado la “presentazione pomposa”.
Non sto dicendo che ora avrò voglia, capacità e ispirazione di dedicarmi “seriamente” a questa storia. Ma la metto in cima alla lista delle scartoffie (tutto quello che ho scritto di questa storia è stato scritto a mano) perché potrebbe tornare utile.  
C'è un (del tutto sciocco e opinabile) perché. Ma ve lo spiego la prossima volta.

Di idee illuminanti e di ansie assortite

Potrei dire che ho visto la luce, ma suonerebbe altisonante e magari porta pure sfiga. Eppure ero in vacanza, a mollo in acqua e all'improvviso è arrivata l'idea, sono tornata di corsa in spiaggia, ho tirato fuori dalla borsa un quaderno di brutta (sotto lo sguardo pazientemente rassegnato del Socio che si era quasi convinto che no, non avessi roba da scrivere in quella borsa) e ho appuntato l'idea.
L'idea, il BBP (non chiedetemi cosa vuol dire perché dovrei starvi a spiegare troppa roba), è il filo rosso che collega (collegherebbe, collegherà) tra loro i racconti della Creatura… insomma, quella cosa che c'era, era lì per forza fin da quando la storia è nata ma l'autrice spiantata non aveva mai rilevato nonostante fossero due anni che era lì a chiedersi come mai i cattivi del primo racconto fanno quello che fanno (certo, c'era una risposta, ma era piuttosto scontata). Oddio, essendo la Creatura una saga (e Dio solo sa quanto mi mette ansia questa parola) va da sé che un esplicito filo rosso che lega i racconti ci sia sempre stato ma io lo avevo rintracciato nelle complesse (o pseudo tali) relazioni che si instaurano tra i protagonisti e che si imbrogliano e sborgliano racconto dopo racconto. Pensavo che bastasse e forse basterebbe davvero ma il BBP è qualcosa di più preciso, non è qualcosa che basta è qualcosa che è come deve essere.
Tutto questo risolverà la miriade di problemi legati alla riscrittura del famigerato secondo racconto? Forse no, ma di certo mi rende un po' più fiduciosa riguardo al progetto in generale.

A proposito della riscrittura del secondo racconto… ho cominciato. Prologo e primo capitolo fatti!
E mi piacciono. Sono completamente e meravigliosamente diversi dallo schifio che erano prima… e per questo devo ringraziare il fatto che i due uomini della mia vita mi abbiano trascinata a un concerto jazz quattro ore dopo che ero rientrata dalla Liguria… e dobbiamo ringraziare il Coprotagonista2 che si è fatto assai amare in quel capitolo. Ora devo decidere se posso perdonare a  me stessa il dialogo più lungo della storia della letteratura… sono propensa per una risposta negativa, ma ci penserò quando rileggerò il capitolo. Adesso passo al secondo dove anche lì lo scoglio dialogo è abbastanza duro, non tanto per la lunghezza quanto per le cose che si devono dire i due dialoganti…

Intanto, io sono consapevole di avercela messa tutta almeno su un punto ma mi sta venendo l'ansia lo stesso: lo sgorbio è pur sempre scritto in prima persona e lo so che tanta gente dice brutte cose di chi scrive in prima persona e lo so che ho sempre detto di trovarlo divertente e chi se ne frega… ma ora mi sta cominciando a venire la preoccupazione riguardo al fatto che la vicenda (le vicende) appaia troppo tutta “di-a-da-in-con-su-per-tra-fra” la protagonistavoce narrante, quell'odioso “effetto Twilight” insomma…
Sempre per la serie “Posso farcela… ma anche no”.
Intanto penso all'illuminazione avuta in vacanza, fa molto brio e voglia di fare il fatto che abbia passato la mattina a disegnare una meticolosa time line che mi ha fatto buttare il sangue ma mi ha parecchio schiarito le idee!

"… con destinazione: andar via"

Domani si parte per le vacanze, otto giorni in Liguria e forse prima della fine di agosto ci scappa pure Venezia. Quasi non ci credo, questo è stato un anno che… beh, io e il Socio potremmo fare a gara su chi ha più bisogno di vacanze…
Stacco la spina, respiro aria di mare, che per una napoletana in esilio non è mai abbastanza, e metto in ordine le idee, quelle scrittorie si intende, fantasticando su un improbabile futuro in cui sarò talmente “sazia” dello scrivere come lavoro che in vacanza non vorrò vedere nemmeno la biro usata per fare i cruciverba sotto l'ombrellone… scherzi a parte, l'idea è divertirmi e dedicare tempo al Socio, che se lo merita, ma non diciamogli che la prima cosa che ho messo in valigia è stato il block-notes blu, quello degli appunti sulla Creatura… ehm ehm… (come se lui non lo immaginasse da solo, poi!).
“Avevo una storia da scrivere ed era l'unica cosa che mi aveva aiutato a non impazzire”, lo dice Alex nel prima capitolo del secondo racconto… lo diceva, perché quel capitolo lo sto scrivendo, cancellando e riscrivendo da giorni, e adesso c'è di nuovo il foglio bianco lì dove dovrebbero esserci quattro pagine di interazione più o meno sociale tra lei e il Coprotagonista2. Sì, in effetti la frase suona un po' stucchevole, anche perché era molto self-insertion come nelle peggiori fanfiction, ma è meravigliosamente vera, sia per Alex che per me.
Sono in fase “odio quel romanzo” attualmente, sappiatelo (e come potrei non esserlo visto che devo rimettere mano a quell'irrecuperabile secondo racconto?), però pur odiandolo non posso fare a meno di pensare che, tra tutte le idee che mi tengono sveglia di notte, quella storia sia l'unica per cui ne vale la pena. Quindi rifletterò in questi otto giorni, berrò pinte di birra in un adorabile Irish-Pub vicino al nostro albergo, combatterò contro l'abbronzzatura, la pressione bassa, l'idea di me stessa in costume, finirò di leggere Il trono di spade, prenderò in giro il Socio per i crucintarsi che non gli riusciranno… prenderò appunti e mi farò un bel volo di fantasia verso la Scozia. E sono certa che quando tornerò vorrò un po' più bene a quello sgorbio.

I lettori lo sanno, c'è poco da fare…

Sono abbastanza scombussolata da mettermi a parafrasare una canzone odiosa per trovare un titolo al post. Fa caldo, stanotte ho dormito male e la mia testa è in un tale stato di iperattività che ronza come un alveare.
Ieri ho parlato con una persona che ha letto la Creatura. Mi ha detto delle belle cose, e per belle cose non intendo solo cose positive, ma cose interessanti, quelle cose che, quando le senti dire da qualcuno che ha letto la roba che hai scritto, servono davvero a restituirti il senso di quello che hai fatto. A cominciare dai difetti, soprattutto quelli riguardo al come e al perché accadono certe cose  nella storia, alcuni li avevo già corretti nella seconda stesura ancora prima che le anime buone che si stanno prestando a lasciarmi sperimentare la magia dell'avere dei lettori me li facessero notare, altri non possono essere corretti perché sono in funzione del seguito che le anime buone di cui sopra ancora non conoscono. Altri difetti invece fanno parte dei miei personali limiti “stilistici” o “espressivi” o di scrittrice in erba, troppo inesperta e “passionale” per non amare alla follia certi suoi personaggi. Uno tra tutti, il troppo spazio dato alle lente elucubrazioni di Alex che come scusa hanno quella di creare la suspance ma che in realtà spesso risultano noiose…
Ed è proprio su Alex che il discorso di ieri si è soffermato più a lungo.

Ah… è arrivata la tremenda e temuta domanda “quanto c'è di te in Alex?”.
La risposta è stata, e sempre sarà, la solita: quando ho cominciato a scrivere dovevo aggrapparmi a qualcosa che conoscessi, visto che poi la storia ruota non solo attorno ad elementi del fantastico, ma anche attorno a sentimenti e situazioni che non conosco, e l'unico modo per trovare questi punti di ancoraggio era far vivere e raccontare la storia a un personaggio che avesse un punto di vista e degli aspetti caratteriali che io conoscevo bene.    

E sono anche state fatte delle considerazioni su Alex che mi hanno stupito. Davvero non credevo di essere riuscita a far sì che lei si facesse capire così bene.
Sono convinta che quando si scrive, soprattutto quando si creano personaggi particolarmente “vistosi” (vuoi perché siano particolari, vuoi per il grande spazio che occupano all'interno della narrazione, vuoi perché incidono in un certo modo sui fatti raccontati) lo scrittore non riesce ad avere una visione a tutto tondo di quel personaggio, perché lo scrittore i personaggi li guarda dal di dentro e pensa che la sua massima conquista è quella di far entrare il più possibile il lettore dentro di loro… i lettori invece, quasi sempre, li guardano dall'alto quei personaggi e in loro vedono cose che lo scrittore non sa di averci messo. Non parlo dell'interpretazione soggettiva o del giudizio che un lettore da di un personaggio (che sono comunque cose sacrosante), parlo proprio di vedere il personaggio per quello che è, al di là delle proprie opinioni e delle proprie simpatie. E soprattutto, al di là di ciò che lo scrittore voleva mostrare.
Gli scrittori hanno la “presunzione” (mi si passi il termine) di sapere tutto dei personaggi, i lettori hanno la voglia di scoprirli, per questo alla fine sono loro quelli che arrivano a saperne di più, di più di quelli che li hanno inventati.
Tra i vari aggettivi che ieri sono stati usati per descrivere Alex, il primo è stato FRAGILE. Io, che Alex l'ho inventata e fatta ballare su quella pista infinita che è la mia storia, non lo sapevo, non mi ero mai accorta che fosse fragile, e invece lo è, altro che se lo è.
È stato bello scoprirlo. È bello e spaventoso allo stesso tempo sapere che ci sono tante sfaccettature che non vedrò mai… ma il desiderio che vengano alla luce, non importa se saranno gli occhi di qualcun altro a rilevarle al posto mio, è un ulteriore stimolo in più ad andare avanti.

Due off-topic.
L'ho saputo oggi, per questo lo metto in coda al post, anche se poi non c'entra niente.
Aggiungiamo un'altra voce alla lista “se ce l'ho fatta io ce la può fare chiunque”. La voce in questione sarebbe: finire gli esami universitari. TUTTI gli stramaledetti esami universitari!
In ritardo, ma ce l'ho fatta.
Altra cosa, che c'entra ancora meno, ma va condivisa… mi sto innamorando de Le cronache del ghiaccio e del fuoco di George R.R. Martin. 

"impossibile fermare un asteroide quand'è in transito"

A volte ho come la sensazione che uno certe cose non dovrebbe dirle… però visto che sono solo una scribacchina e non un'autrice di best-seller con il marketing del nuovo romanzo a cui pensare mi permetto di dare sfogo alla mia “semplicisticità” (probabilmente non diventerò mai un'autrice di best-seller con il marketing del nuovo romanzo a cui pensare perché tanto già lo so che la mia “semplicisticità” avrà sempre il sopravvento sul mio fiuto per gli affari, già di per sé abbastanza scarso, ma penso che sopravviverò alla cosa).
[NB: il post è scritto da cani, pieno di ripetizioni e piuttosto delirevole. Chi sceglie di continuare la lettura lo fa a proprio rischio e pericolo]

È successo di nuovo. Era parecchio tempo che non succedeva, non così almeno.

Ora, spiegarvi il soggetto sottinteso delle affermazioni in grassetto di cui sopra diventa complicato e imbarazzante, ma visto che è la ragione per cui ho cliccato su “scrivi nuovo post” vedrò di fare un tentativo. Perché se è vero che certe cose non vanno dette, è anche vero che riuscire a parlarne è parecchio liberatorio.

Torniamo alla solita questione: rapimento di un centinaio di soggetti scriventi di “vario livello” per rinchiuderci tutti da una parte e parlare del come funziona.
La domanda di oggi dovrebbe essere: “Come vi nascono i personaggi? Qual'è il loro perché, o meglio, perché proprio LORO (luilei quelloquellaquelli) proprio in QUELLA storia?”.
E se proprio volessimo essere in vena di trip mentali, potremmo chiederci: “Nascono prima i personaggi o prima le storie?”. Potremmo giocarci la carta della logica e dire che nascono in contemporanea. Se non hai un COSA come fai a raccontare di un CHI, se non hai un CHI come fai a far succedere il COSA da narrare? Giusto? Non fa una piega.
Eppure per me, con la Creatura, non è stato così. Avevo due personaggi, un lui e una lei, che per un caso strano ho immaginato insieme in uno stesso posto e mi sono chiesta come avrebbe potuto succedere… e da lì è stato il delirio. Però questi due da dove li ho tirati fuori? Lei era l'evoluzione di un personaggio che era nato tempo prima come mio “alter-ego scrittorio”, e la versione finale del suo personaggio, quella che c'è nella Creatura, è il risultato di tanti passaggi sia scrittori che mentali. Lui… beh, lui è la questione imbarazzante. Lui l'avevo trafugato da un film… poi naturalmente scrivendo la storia l'ho ridisegnato a modo mio, perché la storia era mia e il fatto che quel maledetto (io e il Coprotagonista1 della Creatura abbiamo sempre avuto seri problemi di interazione, ma questo già si sa) continuasse, nella mia testa, ad avere lo stesso aspetto, le stesse espressioni, la stessa voce, lo stesso modo di muoversi del tizio del film (e continui tutt'ora, nonostante il film con la Creatura non abbia nulla a che fare) mi ha sempre angosciato, però sono certa che tra tutti i soggetti scriventi nessuno ignora che la è la fantasia a fare di noi ciò che vuole e non il contrario.
Comunque, torniamo a noi. È successo, quella volta, che inventassi una storia solo per il gusto di far esistere un personaggio, personaggio che adoravo (adoro) anche perché lo collegavo al suo “somigliante” in un film. Ed è successo parecchio tempo fa. Poi ogni tanto mi succede di vedere film e pensare che quel determinato attore così come è in quel determinato film sarebbe perfetto per essere quel determinato personaggio, che sia un personaggio di cui ho scritto o di cui ho letto non ha importanza. Però che io “trafughi” personaggi (esteticamente parlando) e li faccia miei è una cosa rarissima… non credo che sia “scorretto” perché, come dicevo prima, è la fantasia che sceglie e noi che obbediamo, però resta il fatto che un conto è immaginare un personaggio e trovare qualcuno che gli somigli, altro cosa è avere un protagonista o personaggio secondario di un film che per qualche motivo “ci piace” e acciuffarlo e metterci dentro un personaggio nostro. Non mi riferisco a interpretare a modo nostro un personaggio già esistente o allo scrivere fanfiction, mi riferisco proprio a storie e personaggi originali.
Comunque sia, è successo di nuovo. La storia da costruire attorno al personaggio è ancora in fase “limare i dettagli”, però sono saltati fuori una lunga sfilza di coprotagonisti, tutti con una propria voce e un proprio caratteraccio… questo non vuol dire che la scriverò, ma mi conosco e so che sarà difficile trattenermi dal fare un tentativo, tipo un incipit, tipo un dialogo, tipo una scena-cosa-descrizione-qualsiasi. Ed è grave, perché la storia e il personaggio principale vanno a toccare miei vecchi amori mai sopiti…

Lunedì comincia la “mia estate” che durerà, orientativamente fino a metà agosto. Con questa roba che mi ronza per la testa se ne prevedono di tutti i colori.

PS: il Maestro è costernato per tutto ciò, ci tiene a dire che lui, in qualità di musO, non vuole saperne niente e non si assume alcuna responsabilità. Inoltre è qui che tenta di convincermi a non pubblicare il post… 

Una confessione e un "trailer"

Il piano è sempre quello: sequestro di cento soggetti scriventi rinchiusi per parlare del “come funziona”.
Ecco un quesito che porrei alle mie vittim… ehm, ai miei ospiti: qual'è il libro che avresti voluto scrivere e perché?
Magari è anche stupida come domanda, ma in questi giorni… in cui credevo di aver tempo per scrivere e poi non ne ho avuto… nelle poche gocce di inchiostro versato inutilmente, ho pensato a un po' di cose.
Io una risposta a questa domanda, più o meno, ce l'avrei anche: Il ritratto di Dorian Gray.
In quanto al perché, è presto detto. Ora, tutto il mondo sa che io ho un (banalissimo) debole per i cattivi, certo non tutti i cattivi, tendenzialmente amo o i cattivi che sono cattivi per un motivo valido ed eloquente (che non sia la “sete di potere”), o i cattivi che sono cattivi senza alcun motivo in particolare, i cattivi che non hanno scelto di esserlo, ma che lo sono punto e basta. Ebbene, il mio sogno più grande è scrivere una storia che abbia per protagonista un personaggio negativo che sia un cattivo fine a se stesso, come Dorian Gray, cattivo per la troppa voglia di vivere, cattivo in automatico, non per scelta e nemmeno per necessità (se mi è concesso sintetizzare la cosa in una manciata di parole).
Certo, a volte gongolo come un nano da giardino nel pensare al mio amato Coprotagonista1 della Creatura, che non è esattamente buonissimo, ma in quel caso il suo “caratteraccio” si stempera in un quadro più ampio di fatti e personaggi, per cui lui non fa testa… e poi, diciamocelo, non è stato concepito per essere un cattivo, anche se alla fine sta venendo su più negativo di come lo avevo immaginato all'inizio di questa avventura, ma non è abbastanza, cioè non è quello che intendo io quando dico che mi piacerebbe scrivere una storia che abbia per protagonista un cattivo, se non altro perché quando penso al Coprotagonista1 della Creatura non posso fare a meno di ricordare che, odiosità a parte, i suoi propositi sono comunque “buoni”.
Una storia cattiva con un personaggio cattivo, come Il ritratto di Dorian Gray, per l'appunto, oppure, per restare in un ambito un po' più moderno, come Dexter (esistono i libri da cui è tratto il telefilm e prima o poi li leggerò). Una storia così, ecco… perché la cattiveria (quella che piace a me nelle storie) spesso ha motivazioni più profonde, o se non ha le suddette motivazioni ha di sicuro effetti più interessanti. E poi… vuoi mettere la soddisfazione di riuscire a rendere “amabile” agli occhi di un eventuale lettore un personaggio che amabile di fatto non è?
Naturalmente qualche piccolo tentativo in questa direzione l'ho fatto e mi sono accorta che tutto ciò implica una serie di cose che a me mancano, da un certo tipo di maestria scrittoria alla capacità di elaborare nel modo giusto una storia del genere. Ma chissà che col tempo, a forza di prove e inchiostro sprecato, non se ne possa cavare qualcosa…  

Ah, perché io abbia di nuovo tempo per scrivere dobbiamo aspettare diversi giorni. La cosa non fa bene al mio umore già abbastanza compromesso, ma tant'è. Comunque sia, quando sarà, ho deciso che inaugurerò una sorta di “rubrica” all'interno del blog:

Buon fine settimana, Blog!