Quel genere di cose…

Come ho detto spesso, io sono una che “inventa” molto o, quanto meno, che ha l’immaginazione facile. Ho un sacco di appunti su storie ideate, spezzoni sparsi di racconti che per varie ragioni non sono mai stati scritti e mai lo saranno… ogni tanto faccio pulizia, ma rimangono comunque un sacco di scartoffie e di file nel pc, e se ne aggiungono in continuazione di nuovi. Non ci faccio nemmeno caso, cioè non la considero una cosa né bella né brutta; come dicevo, alla fin fine, in mezzo a tutto questo “ciarpame immaginifico”, sono ben poche le cose che meritano il tempo e la fatica necessaria all’attività scrittoria, però penso che sia meglio avere tanti spunti che non averne.
Quello che mi da da pensare ogni volta che passo in rassegna le scartoffie e i file di cui sopra, è l’enorme varietà di “generi” e di “stili”… e a questo punto mi chiedo se sono eclettica e “instabile” di natura o se è perché ancora non ho trovato la mia strada riguardo a quello che mi piacerebbe davvero fare “scrittoriamente” parlando. Me lo chiedo e tento anche di rispondermi, mi dico che sono eclettica in tutte le altre cose: libri che leggo, film che guardo, musica che ascolto, gusti culinari persino… e allora perché non dovrei esserlo anche in quello che scrivo? Sembrerebbe abbastanza logica come cosa ma non lo è, perché quando mi immagino “scrittrice*” mi immagino una scrittrice “di genere”, che non credo sia meglio o peggio di altro, semplicemente mi piace l’idea che eventuali lettori che potrebbero avvicinarsi alle mie storie e avere voglia di leggerle, lo facciano sapendo a cosa vanno incontro e che siano lettori che amano un certo genere di cose.
Poi non voglio stare qui ad addentrarmi nelle discussioni sul “genere” in quanto “etichetta”, sull’importanza o sull’inutilità di classificare i libri perché i librai devono sapere su che scaffali metterli, sui canoni che determinano stereotipi e quant’altro… è un discorso complesso che non fa nemmeno per me. Ci sono storie dove il “genere” salta all’occhio, che il libraio può collocare facilmente su uno scaffale senza timore di far confusione, e storie dove non è così semplice. Dipende tutto da quello che uno vuole fare, io so cosa voglio fare e non scrivo per adattarmi a un canone, semplicemente so che convenzionalmente quel genere di cosa si chiama così.
Dicevo, so che genere mi piace e cosa voglio fare e lo so perché sono quasi tre anni che lavoro a una saga “di genere” e mi piace da matti. Parlo della Creatura che, molto tranquillamente, per la pace di eventuali librai e per il palato di eventuali lettori, può essere classificata come “urban-fantasy”. Amen.
(A proposito della Creatura, ci sto tornando a lavoro…).
Mi piace l’urban-fantasy… vogliamo aprire la parentesi della moda? No, non la apriamo, tanto pare che il boom stia scemando. Mi piace scriverne, soprattutto…
Eppure penso a tutti gli altri progetti che mi stanno a cuore e mi accorgo che la Creatura è l’unica cosa che rientra nel genere che mi piace, in quello che ho “scelto”… penso alle fanfiction, alle tre long-fic su The Phantom of the Opera che sono quasi diametralmente opposte alla Creatura, sia come stile scrittorio sia come genere. E ho adorato scriverle. E penso a una storia che ho scritto tre anni fa e che ho riletto in questi giorni (un meraviglioso “peccato di gioventù”), che ha avuto il merito di far nascere il personaggio che è poi diventato (in una versione opportunamente riveduta e corretta) la protagonista della Creatura… ah, Alex, croce e delizia delle mie ore da scribacchina! E penso anche a tutti gli altri soggetti appuntati in giro… c’è solo un altra storia che rientra nel genere.
Insomma, per quanti tentativi io faccia, la domanda chi mi pongo riguardo al mio orientamento scrittorio resta ancora senza risposta…
(Ma no, non è un problema… sono certa che il mio mononeurone sopravviverà).

* oh, potremmo ampiamente discutere della mia concezione della parola scrittore, ma magari un’altra volta… vi basti sapere che faccio la differenza tra “scrittori” in senso stretto e “soggetti scriventi” in senso ampio. Tutti gli artisti creano, non tutti quelli che creano sono artisti!